maggio - giugno

Per le pagine successive ho unito diversi giorni di diario, poiché in questa mia avventura al termine del maligno, svoltasi a Roma, non ho potuto redigerlo con una cadenza regolare. Anche questa storia fa parte del mio intimissimo diario©. Per i boys è Area 51.



COME HO SALVATO ANGELO DALL'APOSTASIA NECESSARIA


In un baleno ho inghiottito Dio, e sono

diventata trasparente sino a scomparire”

Katia




Piccola anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora t'appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai più gli svaghi consueti. Un istante ancora, guardiamo insieme le rive familiari, le cose che certamente non vedremo più... Cerchiamo d'entrare nella morte ad occhi aperti.


Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano



Rimboccarmi le maniche della canottierina CK e scovare Angelo, questa la missione per me. Tutto il resto passa in millesimo piano: il gruppo di preghiera, la scuola, le facezie. Tutto. Mia madre è troppo impegnata a lavorare - come dice lei - per sbarcare il lunario, tanto da non rendersi conto che le cose importanti sono altre, ultraterrene. Mentre dei “lunari” possiamo benissimo farne a meno, perché nell'aldilà eterno non hanno alcun valore. Come non avrebbe valore la crema anti-age.

Io, quando c’è qualcuno da salvare o da convertire, sento esplodere un desiderio animale di predicare, osannare al chiaro di luna. Per me l'evangelizzazione è un'esperienza totalizzante, una droga. Quando sono ispirata da un ‘si ardito sentimento, l’apologetica mi si incolla addosso come una muta da sub e divento una specie di macchina da guerra Cristiana, sfodero parabole e insegnamenti biblici come fossero noccioline, mi trasformo in una Rambo della Bibbia (...).

Questa volta, ahimè, le cose sono disposte in modo differente e il divertimento rimandato in altri scorci di gioiosa vita terrena. È Angelo, il mio amato ragazzo, che devo assolutamente riportare sulla retta via (...).

Per salvare il mio boy rapito e traviato mi sono recata a Roma (...).

Giungendo in treno non ho potuto fare a meno di notare la maestosità dei palazzi, la lucentezza dei marmi, abbaglianti quasi quanto la mia pelle fatata. “In hoc signo vinces” mi è venuto in mente, il segno del Cristo naturalmente. Purtroppo, proprio al glorioso ingresso nella città eterna, come un botto, la lunare sensazione di uova rompersi nella pancia, la forza creatrice e generatrice, l’energia vitale che pervade il cosmo, mi ha colto, è il caso di dirlo, come un tradimento, producendo un lago dei cigni sul sedile. Parentesi: ma perché l'ovulo non cade senza portarsi dietro in toto la tappezzeria uterina? Tutti questi litri di sangue mi sembrano un inutile spreco di risorse energetiche. Ero così impegnata a progettare piani per scovare Angelo da ignorare le avvisaglie fisiche che ormai mi turlupinavano con insistenza dalla partenza: seni di 50 kg l’uno, la testa pesante come un'enciclopedia aperta sulla parola “Giuliano Ferrara” e la pancia tendente allo scoppio. Pensate che se non avessi saputo di avere Dio, come protettore, mi sarei trovata sola e diciottenne a Roma, per di più con le mestruazioni .

Nonostante Dio vinca su tutto, un po’ di sconforto si è materializzato, come un gas micidiale che subentra dagli stipiti della porta e pervade la stanza sino ad ammorbarla con flatulenze asfissianti. Così sono accorsa nel lercio bagno in fondo al treno con i tubicini cotonati nella borsetta e... te lo svelo perché è giusto raccontarti quello che si fa anche se sfiora il reato (ma forse, amabile diario, molte girls hanno fatto altrettanto), approfittando del copioso flusso sanguigno e intingendoci il mignolo, ho scarabocchiato coi globuli rossi il suo nome sullo specchio sovrastante il lavandino, seguito da TVB. Tre lettere che, nonostante l'abuso che se ne fa, sono ancora, per me, madide di significato.

Per un attimo, mi è frullato per la testolina che avrei potuto mischiare il sangue dei flussi con quello di un piccolo taglio che mi sarei artificiosamente procurata sul pollice. Dicono che se fatto bere al proprio boy, diluito con coca cola light, cosicché non se ne accorga, quest'intruglio abbia poteri amorifici miracolosi. Poi mi è venuto in mente che non siamo al mondo per viver come brute, e questa è solo una stolta superstizione per ragazze che ancora non hanno raggiunto lo status di sapiens e che ignorano Dio a causa della loro barbarie. Così sono uscita da quel putrido gabinetto sferragliante e subito i pensieri hanno ricominciato, come sanguisughe, ad avventarsi sul corpo centrale delle ragioni che mi hanno spinto sino a questa città eterna: Angelo. Oh, come avrei preferito trovarmi a Roma per altre ragioni, magari mano nella mano con lui, sussurrando dolci parole e spendendo soldini dal ferramenta vicino al mitico ponte. Invece ero a Roma a cercarlo disperatamente perché plagiato da una setta votata al maligno e alla dissoluzione.

Roma, che stazione imponente; un’orda di venditori, piccoli truffatori, ragazzi di vita, testimoni di Geova, ma anche genuini pescatori di anime, si è avventata contro di me, ognuno col proprio scopo, alcuni così insistenti che avrei voluto una cisterna d'Autan. Intanto pensavo: avrò bisogno di tutta la mia materia grigio-rosa (...).

Un po' frastornata, dal viaggio, seduta sulla panchina a spiluccare gommosaggini assortite, ho telefonato a colei che mi avrebbe aiutato a Roma, un'amica fidata molto addentro alla città e ai luoghi del potere, con conoscenze importanti in parlamento e al Sismi. Il suo nome è Virginia Sanjust di Teulada, che da ora in poi chiamerò “la Virgy”.

La Virgy ha una storia molto particolare. Similmente alla mia amica Giuly stava facendo carriera grazie alla straordinaria venerea bellezza. Pensa che il Presidente del Consiglio in persona vedendola ebbe una sincope. Una volta rinsavitosi iniziò a farle regali a più non posso e ricoprirla di allori e rolex; in preda agli inebrianti effluvi dell'amore le offrì un lavoro di presentatrice in Rai e così lei, che non aveva ancora il know how per intuire la presenza di satana insita nel suo adulterio, utilitaristicamente, diventò amante di Berlusconi. Poi, un giorno, la Virgi ebbe una visione di Cristo sofferente e sanguinante e capì che quel che stava facendo non apparteneva all'ordine di cose che Dio gradisce. Stava commettendo un aberrante adulterio. Così scrisse una lettera educata e pacata affermando che quella di amante del Presidente del Consiglio era una parentesi graffa della vita e avrebbe preferito chiudere quel suo rapporto adulterato. Ma questi proprio non ci stava, come si suol dire, era completamente infatuato da questa splendente ragazza, così gli prese uno sclero totale e si è accanì con il marito (ora ex) della Virgy facendogli perdere il posto di lavoro al Sismi e mandando la famiglia sul lastrico. Sull'orlo del baratro, il povero marito, decise di scatenare un macello chiamando in causa avvocatoni e cercando di fare il più scalpore possibile. Se ne è parlato poco perché i media sono nelle mani del Presidente del Consiglio stesso e comunque ora tutti si sono dimenticati dei fatti perché la loro memoria è breve e sono troppo impegnati a cercare compagnucci su Facebook. Diario, scusa per la divagazione, la storia non è importante per i miei fini, e se proprio ci tieni te la racconterò oralmente. Quel che conta è che dopo un quarto d'ora la Virgy giunge in stazione con due vigorosi sherpa. Uno ha l'onorevole incarico di portare i miei bagagli, l'altro di scortarci, allontanando venditori e malintenzionati. “Roma è un pavimento pelvico di insidie” mi ha annunciato la Virgy a mo' di presentazione. Oh diario, quanto ero contenta di liberarmi da tutto quel valigiume fardelloso, che in aggiunta al peso fisico-psicologico delle acque lunatiche mi stendeva al suolo e mi trafiggeva come se il mio petto fosse perforato da mille alabarde spaziali.

Durante il tragitto in auto verso casa sua (i due sherpa davanti parlavano nella loro lingua babelica, io e la Virgy dietro), le ho raccontato dei sospetti formulati a partire dagli sms apparentemente insensati giunti dal cell. del mio fidanzato. Le ho detto ciò che supponeva Blondet, che avevo contattato prima di partire per una veloce consulenza. Lui ne sa una più del diavolo, in particolare è un abile interprete degli sms satanici e cabbalistici. Ed è dotato di un'aurea apotropaica da cui chiunque ne trarrebbe beneficio. Credevamo che in qualche modo Angelo fosse stato rapito dagli accoliti di una setta seguace dell'insegnamento di Sabbatai Zevi e Jakob Frank. Si tratta di un ristretto gruppo di fanatici il cui nocciolo della dottrina è la dissimulazione, con gli altri, dell'appartenenza religiosa, mentre in privato compiono riti palesemente blasfemi e apostati. Sto pensando, diario, che non sei edotto come me in questo ambito non-scolastico e potresti avere difficoltà ad afferrare le mie parole teo-tecniche. Comunque, per renderti la vita più facile, ti riassumo le puntate precedenti: in pratica Angelo si era recato in trasferta nello Stato del Vaticano per assistere ad un convegno di medicina cristiana, ma non è più tornato. In sua vece mi giungono sul cell., criptici e inquietanti messaggi. Ho chiesto aiuto a Blondet, ormai un amico del cuore, con cui a volte mi trastullo castamente via web cam parlando del più e del meno. Egli saggiamente, mi ha detto che il tono e la forma sono palesemente identificabili con il modo di comunicare degli accoliti della setta di cui sopra. In questa congrega gravitano nomi grossi del vaticano, nomi che non faccio solo per evitare ritorsioni in caso di pubblicazione di questo mio intimissimo diario. È da questo indizio che nasce questo incredibile viaggio al termine del maligno.

La Virgy mi promise che nel giro di qualche giorno avrebbe organizzato un party per introdurmi nella lobby vaticana, da lì mi sarebbe stato possibile individuare le eresie interne ed eventualmente infiltrarmi tra gli accoliti di Sabbatai Zevi e Jacob Frank. Questo avrebbe dovuto essere il punto di partenza, ma ero proprio in alto mare e sentivo qualcosa di ammorbante e grumoso tra le gambe che non vedevo l'ora di levarmi con una bella abluzione.

La casa della Virgy è favolosa e immensa; ogni girl sognerebbe di vedere il proprio boy in una magione del genere che suda e si dedica a lavori di falegnameria inchiodando mensole su cui riporre ninnoli acquistati durante l'ultimo viaggio transoceanico. Per un momento penso a quella come idea di felicità terrena, e questo mi dà dei fluidi particolari che mi spronano, mi fanno da stimolante dello spirito e quasi mi metto a zirlare per il coraggio sopravvenutomi. “Troverò Angelo!”, grido al mio sherpa che mi guarda come uno che non capisce bene le cose a causa del suo sottosviluppo (...).

La Virgy è stata disponibilissima a offrirmi la sua casa come punto d'appoggio, lo sherpa era tutto mio e a disposizione 24 ore su 24. Fortunatamente loro non conoscono i sindacati e i sindacati non conoscono loro, così potevo farne ciò che volevo. Subito, ahimè, ho compiuto un errore a causa della sbadataggine (ma la moltitudine di pensieri per la testa oscura la mia usuale lucidità) non considerandolo come un uomo. Una volta lavatami, mi sono spogliata con lui nella stanza, ma questi è svenuto, pestando fatalmente la testa sullo spigolo della copertina rigida di una Bibbia di 6 kg che mi ero, forse un po' inutilmente, portata da Milano. Ho chiamato la Virgy, scusandomi per questo mio spreco di personale ma lei, gentilissima, mi ha detto che non c'era alcun problema e avremmo potuto avere tutti gli sherpa senza limitazioni, se non quella della loro disponibilità sul mercato romano. Si vede proprio che è una brava ragazza, la Virgy, nonostante abbia delle abitudini molto strane. Per esempio grattugia il bambù su tutto ciò che mangia. Così, dice, i suoi escrementi puzzano di meno. L'ha imparato studiando i panda.

Nei giorni seguenti abbiamo organizzato il piano per ottenere l'invito ad un ricevimento al quale partecipavano diversi porporati e alte cariche del Vaticano. Chiaramente è un compito arduo entrare in queste enclaves vescovili, loro vivono in un monde à part, come si suol dire, che la gente comune non può nemmeno immaginare. Sul come fare ho chiesto nuovamente aiuto a Blondet (ormai lo sento così tanto che dovremmo abbonarci alla tariffa you and me) che mi ha detto: 1. chi avrei dovuto contattare 2. come corromperlo. Il piano si è dimostrato inutile causa nuove avversità, quindi, mio sweet diario, non te lo enuncio nemmeno per non farti perdere del prezioso tempo, dedicabile alla preghiera.

La domenica mattina un sole giubilante valorizzava la già intrinseca bellezza di Roma. Un venticello proveniente dal mare purificava l'aria per rendere tutto ancora più nitido ai miei occhi estasiati e ricolmi di speranza. I capelli mossi ci rendevano a Dio più seducenti e la salsedine ci frizzava piacevolmente la pelle. Nonostante tutto il male sprigionato da Lucifero vien spesso da pensare: “quanto è bello il Creato!”. Grazie Dio, grazie mille.

Per quel giorno niente rito nel teatro milanese dove al solito lo celebro con il predy e gli amici di Sabaoth, la “mia” chiesa sarebbe stata quella di Ludovico degli Svizzeri, in pieno Vaticano. Che strano assistere ad una messa cattolica romana, quante parole in latino e neanche una barzelletta durante la predica, nessun ballo, nessuna schitarrata, nessuna interazione con gli spettatori. Una messa per vecchi. Ora capisco perché i cristiani cattolici stanno agonizzando e vivono quotidianamente nel timore della secolarizzazione. Quasi la noia cominciava a bussare alla mia porta; la mente, per resistere agli sbadigli, doveva mantricamente giungere a folte criniere di cavallo da pettinare. Durante la funzione osservavo il prete, un omuncolo di almeno 90 anni. Era lui che avrei dovuto contattare. Causa età temevo potesse morire da un momento all'altro facendo saltare i miei piani. Il prete, secondo i progetti, avrebbe dovuto mettermi in congiunzione con la movida vaticana e quindi, in base alle supposizioni mie e di Blondet, con la setta dei rapitori di Angelo. Guadagnare la sua fiducia sarebbe stata l'impresa più complicata, pensavo che probabilmente avrei dovuto utilizzare il mio charme post-adolescenziale (tanto amato dai pochi preti non omosessuali) e il potere di seduzione del rimmel Extra super Lash che rendeva i miei occhioni simili a quelli di un gatto. Finalmente, dopo tante ore di in piedi-seduti-in piedi-seduti, la messa è finita. Mentre i fedeli andavano in pace nel nome di Cristo, io mi sono inginocchiata, ho recitato qualche lode e scherzato un po' con Dio, poi mi sono avvicinata al prete che stava parlottando con il sagrestano, uno strano essere androgino con un naso aguzzo. “Cosa vuoi ragazzina?” ha esclamato l'anziano, gobbo e sgraziato pretaccio romano. “Voglio parlare con lei Don E***” ho sussurrato. “Seguimi in sagrestia fanciulla!” ha borbottato incamminandosi lungo il cleristorio e aprendo, con delle chiavi che custodiva nella talare, una porticina seminascosta dal confessionale. La sagrestia era un posto altamente tecnologico: schermi piatti alle pareti manco fossimo in un locale fashion milanese, un videoproiettore, un portatile all'ultimo grido. Una videocamera digitale grande come un pacchetto di sigarette giaceva sul tavolo circondata da rosari al carbonio. Sulle pareti Gesù Cristi dorati e Madonne in avorio di mammut. Una volta seduto dietro la scrivania il prete sembrava aver perso quel suo aspetto vetusto e ripugnante facendosi gioviale e quasi bonario. “Te ne intendi di informatica piccina?”, mi ha chiesto. “Certo, a scuola ho il massimo dei voti!”. Subito dopo la pronuncia di “scuola” mi è venuto in mente che in quel periodo romano stavo perdendo importanti lezioni. “Ottimo, non è che sai come mai Windows Movie Maker non prende i file MP4? È una cosa che mi fa uscire dai gangheri!”. “Forse è un problema di codec!” gli ho risposto con spavalderia. Beh, nel giro di 10 minuti avevo scaricato e istallato i codec mancanti, con un abilità che, a volte, tende a confondermi con l'esercito di otaku italiani che popola internet e i siti pornografici del web. Abbiamo provato a caricare il file Mp4 con Windows movie maker ed il video si è aperto senza troppe resistenze nel suo portatile Ultimo Modello. “Eccellente ragazzina”, mi ha sussurrato il prete, chiudendo subito la schermata con il filmato, come se si trattasse qualcosa di proibito. “Ora cosa posso fare per te?” Il suo alito vecchio e malato sembrava provenire da un putrido tombino delle catacombe e mi ha irrorato il volto con degli schizzi di saliva anemocora. Per un attimo ho temuto che la mia pelle vellutata ne risultasse irrimediabilmente danneggiata o che mi spuntasse, di punto in bianco, l'acne o qualche bubbone antiestetico e pestifero. “Posso offrirti un tè sionista?” mi ha proposto il vecchio prete vedendomi un po' dubbiosa sul da farsi. Ho accettato, di malavoglia, ma con la convinzione che avrei dovuto sciogliermi prima di fare le mie richieste. Ancora una volta le cose sono andate in un modo tutt'altro che prevedibile. Bevendo il tè sionista una sonnolenza irresistibile mi ha colto facendomi accasciare come un sacco di patate letargico, o come una bella addormentata nel... la sagrestia.

Quel tè era zeppo di sonniferi. Non potevo certo immaginare una cosa del genere, anzi, forse potevo, solo che sono stata ingenua perché la mia mente a volte si ferma di fronte a queste possibili crudeltà, ed il pensiero del cercare Angelo era come un'eclissi che oscurava tutto il resto. Mi sono risvegliata in una stanza illuminata con delle fiaccole appese alle pareti. In un angolo un caminetto era acceso ma, al posto che pezzi di legno, ad alimentare il fuocherello, c'era un piccolo cumulo di cubetti di Diavolina. Avevo un tremendo mal di testa: l'unica positività era che le acque lunatiche mi erano decisamente passate e avvertivo tra le gambe una gradevole sensazione (...). Sai una cosa, mio diario? Trovandomi in quella situazione non mi è venuto subito da disperare, ho pensato che Angelo doveva aver patito tanto, quindi era giusto che anche io affrontassi le medesime difficoltà, che percorressi la sua stessa travagliata strada per avvicinarmi al suo dolore quindi al suo cuore.

Poi si è appropinquato nella stanza un tipo glabro come un Mastro Lindo sotto chemioterapia, si è presentato con una certa gentilezza e mi ha detto, ridacchiando sotto i baffi che non aveva: “Katia, non temere, tra un po' potrai ricongiungerti col tuo Angelo”. “Ma come, siete pazzi? Perché mi avete addormentato? Dov'è Angelo?” ho domandato incredula e ancora frastornata dalle dosi folli di calmanti che mi avevano fatto assumere e che circolavano nei meridiani del mio corpo. “Questo non te lo posso spiegare subito, pulcina cara, ti dico solo che se esegui gli ordini sarà molto meglio per te!”. Poi il Mastro Lindo si è allontanato, al suo posto è subentrata una donna con una trousse di maquillage in mano. “Che fa signora? Cosa mi sta facendo?” ho sussurrato piangendo. Incurante delle mie lamentazioni la donna ha iniziato ad imbellettarmi di polverine la faccia. Non erano gli amati make up con cui ci facciamo belle e attraenti per i nostri boys, erano robe puzzolenti e schifose, fatte con chissà che interiora di animale, erbe varie e ceneri. Finita la sua opera deturpatrice è entrato nella stanza un porporato d'alti livelli, ho capito subito che era un pezzo grosso della chiesa cattolica-romana, qualcuno che dava del tu al papa. Aveva un anello con ametista, il bastone pastorale e una mitria in testa. Per il resto non indossava l'abito talare, bensì quello piano. Era, come si suol dire, in borghese a metà. Mi ha squadrato dalla testa ai piedi, con un'attrazione che quasi si materializzava in un porco al suo fianco. Ho avuto una paura immensa. Poi ha detto, biascicando come uno scimpanzé: “E' proprio perfetta questa cagna. Faremo un grande spettacolo”. Io ero come congelata, ibernata, algidata; non mi scorreva mica sangue nell'aorta bensì un mix di calippo e granite siciliane varie. Sono svenuta.

Al mio rinvenire altri uomini, viscidi come serpenti impregnati di vaselina, mi hanno spiegato cosa sarebbe successo. Avrei dovuto fare sesso con Angelo davanti all'alto-clero, ma era una rappresentazione. Io sarei stata Maria Maddalena, mentre Angelo Gesù Cristo. Avevano scoperto che lui aveva già interpretato Cristo in un musical presso il suo gruppo evangelico i Jesus Revolution, e questi maledetti vermi roncopatici volevano sollazzarsi con l'immagine di un Gesù sessuato, la grande perversione delle alte cariche apostate del clero cattolico-romano. Blasfemia pura. Pensa, diario, che avevano organizzato tutta quella pantomima per attirarmi fino a Roma, avevano visto le mie foto sul cell. di Angelo e si erano eccitati, poi, con abilità, sono riusciti a trascinarmi nella loro diabolica trappola. Non potevo ribellarmi; hanno minacciato di torturarci tutti e due, l'avrebbero fatto con attrezzi originali dell'inquisizione che la chiesa romana conserva in luoghi segreti e fuori dalla visibilità di emissari dell'ONU e peacekeeper. Queste cose, a differenza delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, esistono veramente. Io le ho viste.

Avevano ricostruito fedelmente un ambiente caratteristico dei tempi di Cristo, una stanza modesta (ma senza pareti), arredata secondo il gusto giudaico in voga nell'epoca dell'incontro con Maria di Magdala. Tutt'intorno si stagliava un coro per i depravati spettatori “privilegiati”. In un fornito guardaroba erano accuratamente riposti abiti caratteristici di quel tempo e, da quello che mi avevano detto, Angelo era stato circonciso e ora portava la barba come Cristo. Me l'avrebbero fatto incontrare solo nel momento della rappresentazione. Mi sono messa a gridare rompendo diversi timpani, poi ho cominciato a dimenarmi come un'ossessa, tiravo ciò che mi capitava tra le mani, ho addirittura morso la caviglia del dirigente ecclesiastico che, con la disinvoltura di un pervertito che arringa i suoi seguaci, mi rivelava quelle cose aberranti. Mi sono beccata uno schiaffone tremendo. “Voi ormai servite solo al nostro ludibrio! Stai zitta troietta, ti conviene ubbidire, altrimenti il tuo Angelo finisce nella garrota”. E giù risate di quella gentaglia, che mentre rideva sbavava e sputacchiava lapilli di saliva satanica (...).

Diario, ti rendi conto in che situazione stavo affogando? Inutile dire che quei bruti mi avevano sequestrato il cellulare, così non potevo chiedere aiuto a nessuno e nemmeno chiamare la Virgy, che mi aspettava per l'usuale pranzo a base di bambù grattugiato. Avevo fatto l'errore di non dirle che mi sarei recata in quella Chiesa. Come mi potevo liberare? Come potevo evadere da quella prigione in cui il clero romano più satanicamente gravido mi aveva rinchiuso per soddisfare le perversioni più irraccontabili? Come potevo fuggire da quella situazione depauperante? In un momento come quello mi sentivo abbandonata da Dio. Non c'erano luci od orologi; il fluire del tempo, in quella pietrosa prigione sotterranea, era scandito dal battito nevrastenico del mio cuore; andavo avanti e indietro per la stanza, tastavo le pareti alla ricerca di un passaggio segreto, come nei film. Ovviamente non ho trovato nulla. Ero sola, nessuna finestra, nessuna possibilità di vedere fuori, nessuno spiraglio di luce e di umanità. Il fatto di trovarmi in qualche sotterraneo di Ludovico degli Svizzeri era solo una supposizione, probabilmente ero stata trasferita altrove, una volta addormentata con il tè sionista. E se, mentre ero priva di sensi, il prete aveva abusato di me? Avevo udito storie terribili di girls trovatesi con un bebè da accudire dopo l'incontro con un prete. Questi le ingravidano drogandole, dicendo loro: “Vieni in sacrestia a fare l'eucarestia?”, poi offrendo alle imberbi ragazze ostie tossiche, imbevute di non so che sostanza in grado di ottundere, forse un frappè di belladonna e stramonio. Mi hanno raccontato anche di preti che, per essere più diabolici, utilizzano preservativi rivestiti di eternit e bucati. Diario, ti garantisco che la Chiesa evangelica è esente da queste perversioni, da questi crimini perpetrati su innocenti. Da noi queste cose non succedono, noi non abbiamo questi freaks con occhi bovini iniettati di sangue. I nostri Pastori sono belli come il sole e buoni come la focaccia di Recco.

Qualche ora più tardi un'ennesima razione di calmanti mi aveva nuovamente ottuso. Dopodiché il dirigente ecclesiastico è ritornato per ri-spiegarmi cosa avrei dovuto fare per sollazzare i vescovi e mi ha consegnato un foglio con il canovaccio della rappresentazione e le azioni che avrei dovuto eseguire alla lettera. Ti trascrivo alcune cose obbrobriose di questo dictat che mi ricordo con sommo disgusto perché, ahimè, sono marchiate indelebilmente nella mia mente mai più innocente.

Gesù è a Betania, a casa di Simone il lebbroso; Gesù discute con i discepoli e Simone il lebbroso stesso. Dalla porta d'ingresso entra Maria di Magdala, una bellissima giovane, con un vaso di alabastro ricolmo di profumo prezioso. Tutti zittiscono di fronte a cotanta beltà, persino Gesù sussulta. Questa donna, come se si trattasse di un rito consolidato, comincia a cospargere il capo di Cristo con questo profumo paradisiaco, ma i discepoli, indignandosi per lo spreco, cercano di fermarla. Uno di essi dice: “A che tanto sperpero? Il profumo poteva vendersi molto caro e dare il ricavo ai poveri!”, ma Gesù, inaspettatamente, di fronte a questa frase del fido apostolo, si irrita: “Perché date delle noie a questa donna? Ella ha fatto un'opera buona verso di me. I poveri li avete sempre con voi, me invece non sempre mi avrete”. Pronunciate queste parole Gesù si avvicina alla donna, la bacia sulla fronte e le sussurra nell'orecchio: “Seguimi, donna!”. Gesù si avvia nell'altra stanza della casa, quella riservata al riposo delle membra. La donna lo segue fedele e chiude la porta. A questo punto Gesù le si avventa addosso famelico, la spoglia completamente, la bacia su tutto il corpo aspergendola di quel profumo che ella teneva nel prezioso vaso di alabastro. Poi la possiede, con gran godimento per entrambi. Terminato l'amplesso Maria Maddalena è ancora stesa per terra accecata dal piacere. Gesù contempla la donna, poi si riveste e torna dai discepoli, pronunciando le seguenti parole: “In verità vi dico: in tutto il mondo ovunque sarà predicato questo Vangelo, sarà pure narrato a ricordo di lei, quello che essa ha fatto, quello che insieme abbiamo fatto” (...).

La descrizione dell'amplesso era accurata ed entrava nei i minimi dettagli con delle sigle e un apposita legenda esplicativa dei termini usati nella descrizione. Alcuni vocaboli erano in latino, altri in aramaico. Angelo avrebbe dovuto interpretare Gesù mentre io, ovviamente, Maria Maddalena. Una volta letto il copione sono svenuta, afflosciata per terra inerme e priva di sensi come un otre prosciugato da un plotone di sanguisughe in crisi di astinenza sanguigna. In un attimo sono morta infinite volte. Ripresa dallo shock ho avuto un prolasso vaginale, una stagflazione allo stomaco e vomitato il Buondì Motta che avevo mangiato a colazione non so quanto tempo fa, tutti i miei diciotto anni di vita mi sono rotolati davanti come rulli di una slot machine. Ero in trappola, abbandonata da Dio e in mano a questi pazzi scatenati! Per un momento ho pensato che in quella stanza ci fosse della raffinata tecnologia del tipo “anti-onde di cellulari” solo che “anti-Dio”. Impossibile altrimenti riuscire a comprendere quella crudeltà incommensurabile. Se ci fosse stato un generatore in grado di produrre elettricità con la presenza di maligno, con quella setta apostata, si sarebbe prodotta energia per le principali 10 città dell'Asia (...).

Per le ore successive sono restata sola, a parte una guardia svizzera che controllava che non mi prendessero istinti suicidi, che mi venisse lo sghiribizzo di buttarmi nel caminetto o fare harakiri con un alare. Devo ammettere che ci ho pensato.

Intanto il tempo passava con un'indifferenza e un'impermeabilità agli eventi che non poteva che farmi impazzire. Mi rivoltavo, come un'omelette, nel cumulo di paglia che mi era concesso come giaciglio, a tratti mi addormentavo (diario, ricordati che ero abbondantemente sedata dai sonniferi), ma subito incubi terribili mi sopraffacevano. Giuly, Maurizio Blondet, Melissa P., Angelo, la Virgy... in quei sogni terribili da amici si trasformavano in carnefici. A casa loro e scoprivo, sotto il letto, un arsenale di armi di distruzione di massa. Allora fuggivo, a gambe levate, ma una volta in strada degli aerei mi gettavano catini di fosforo e missili di uranio impoverito. Erano incubi abominevoli che mi causarono la febbre. Durante quella notte la temperatura mi salì probabilmente a 44, 45 gradi in quanto la mia termoregolazione era andata in tilt; almeno un paio di volte sulla paglia è divampato un incendio. Solo il provetto intervento della guardia svizzera con un estintore, ha evitato la propagazione delle fiamme. Poi è giunto il momento del cambio della guardia e mi sentivo come se mi aspettasse un plotone di esecuzione con i fucili carichi (...).

Non vi racconterò i dettagli scabrosi della nostra demoniaca rappresentazione. Vi dico solo che ero una cristiana gettata in pasto a feroci leoni in un anfiteatro (cattolico) romano. Dovevo seguire tutto ciò che recitava il copione che avevo letto e riletto inondando di lacrime. La rappresentazione avveniva sulla sorta di palco di cui prima ti avevo anticipato. Su di esso erano ricostruite due stanze, invece dei muri erano state tratteggiate le pareti. Sono stata vestita e truccata, come avrebbe potuto esserlo Maria Maddalena, dalla donna che mi aveva imbellettato in precedenza per provare il risalto del rudimentale make up sul mio volto impaurito (...). Quando ho visto Angelo, abbigliato da Gesù, non mi sono nemmeno emozionata, ero troppo atterrita. Dal suo viso smunto e dal corpo liso dalle staffilate ho capito che pure lui se l'era passata male con gli apostati cattolici. Io, spinta dalla paura più atroce, ho eseguito tutto quello che mi avevano ordinato, spogliandomi, aspettando che Angelo mi aspergesse di unguento il corpo. Tutto in me lacrimava tranne le ghiandole del Bartolini. Sugli spalti i porporati si eccitavano, battevano le mani come scimmie strafatte di MDMA, emettevano versi da gorilla e grugniti da maiale. Sembrava di essere nella gabbia di un enorme zoo. Alcuni, nelle retrovie, si masturbavano senza neanche stare attenti a non farsi vedere dal resto della ciurmaglia, altri si toccavano l'un l'altro. Una bambola gonfiabile raffigurante Rut circolava tra i porporati che ne abusavano a turno. C'era anche, in prima fila, il prete di Ludovico degli svizzeri (don E***) che riprendeva tutto con la sua videocamera ultracompatta. Angelo mi accarezzava, ma le sue mani erano come pezzi di ghiaccio; ci baciavamo, ma era come se, tra le nostre bocche un tempo fragolose, ci fossero un milione di strati di lattice. Eravamo come due morti, due freddi amanti zombie terrorizzati e senza passione che facevano l'amore in una gabbia. Mentre le nostre bocche si avvicinavano gli ho chiesto come facesse ad eccitarsi. Mi ha risposto che era stato imbottito di Viagra. Era probabilmente peggio che essere violentata da un esercito di SS assatanate e drogate, o da Padre Mario Pezzotti. Eppure stavo facendo l'amore con il mio ragazzo, per la prima volta. È stato durante questa situazione ignominiosa che Angelo ha scoperto che non ero più vergine, nonostante lui avesse sempre creduto il contrario. Ma la perdita della verginità subita in precedenza (in un periodo buio della mia esistenza prima di scoprire Cristo e la Chiesa evangelica) non era in pole position dei problemi, c'era il fatto che Angelo mi credeva pura, intatta, illibata. Da quando stavamo insieme io le dicevo che avremmo aspettato il matrimonio prima di unirci, e lui ululava di gioia che quasi sembrava un coyote. Soprattutto questo mi sconvolgeva, il suo avere scoperto che gli mentivo. Questa paura si sommava a tutte le angosce che insieme mi stritolavano. Mentre ero stesa, disperata custode del seme del mio ragazzo, la rappresentazione blasfema continuava imperterrita. Infine Angelo pronunciò le parole conclusive del copione. I porporati che riempivano il coro scoppiarono in un applauso fragoroso con cori e grida da sottosviluppati da stadio (...).

Poi gradualmente si sono dileguati dalla sala; in questa orrenda transumanza di peccatori alcuni si erano dimenticati di coprire le nudità, altri bevevano liquidi colorati in ricostruzioni lignee del Graal, altri bestemmiavano gioiosamente. Anche le comparse incaricate di personificare gli apostoli si sono allontanate in quattro e quattro otto, uscendo in compagnia di quelle bestie. Siamo rimasti soli io e Angelo, guardandoci negli occhi per molti minuti. Il suo sguardo sembrava quello di un cane bastonato da Erode in persona, il mio lo vedevo attraverso i suoi occhi lucidi e non era certo quello di una teen ager fringuellina, ma di una martire randellata, di un'imitazione di Sant'Agata. Il trucco che mi era stato messo per mariamaddalenizzarmi era sbavato e sfumava tra le lacrime e i solchi del viso che pareva un terreno arido di siccità. Dopo quei terribili momenti rinchiusa in quella fortezza sotterranea sembravo un'anziana trentenne, ero invecchiata di dodici anni.

Poi si è avvicinata una suora con un abito in lattice e con due calici in mano. Abbiamo bevuto, senza porci troppe domande quell'ignoto liquido addizionato, peggio di così c'era solo partorire l'anticristo. In un attimo il mondo mi è nuovamente crollato addosso e mi sono accasciata per terra. Per quel continuo svenire ero piena di ematomi sul corpo. Mi sono svegliata, completamente rintronata, su un taxi. Al mio fianco c'era Angelo, con gli occhi rivoltati, più di là che di qua. Il taxi sfrecciava per una Roma stranamente deserta. Era l'alba e le pareti dei palazzi sembravano congelate. Lungo le strade mi parve di scorgere centinaia di cavalli dalla cui bocca usciva fuoco fumo e zolfo; dei nuvoloni neri raffiguravano un abominevole dragone; il Tevere mi sembrava di sangue. Forse erano solo mie allucinazione dovute alle sostanze psicotrope che mi avevano fatto ingurgitare, ma l'immagine apocalittica era eloquente. “Dove sta andando?” ho chiesto supplicante al tassista con un filamento di voce che pareva un filo spezzato. Lui ha borbottato un indirizzo, era quello della Virgy. Ci stavano rispedendo al mittente, drogati marci, dopo averci usati come squallidi oggetti funzionali a provocare sordido piacere. Naturalmente non avevamo nulla per dimostrare i luoghi e i personaggi delle sevizie, non avremmo potuto parlarne con nessuno. D'altronde nessuno avrebbe creduto alla nostra storia, anzi, ci avrebbero preso per dei pazzi anticlericali. Eravamo soli nel nostro immenso dolore, nelle ferite che ci laceravano. A casa siamo stati curati e rifocillati. Ci abbiamo messo entrambi alcuni giorni per rimetterci un minimo in sesto, ma eravamo ancora devastati, come Pompei dopo l'eruzione del Vesuvio, e i nostri sistemi parasimpatici erano completamente inebetiti. Pensa, diario, che Angelo no diceva da giorni una parola ed era completamente incapace di orizzontarsi, ancora più sotto shock di me. Pensavo al bisogno di psicologo che avremmo avuto una volta tornati a Milano, dove finalmente saremmo stati accolti dai genitori, dai i compagni di classe e di preghiera ai quali forse non avremmo potuto mai raccontare questa storia. D'altronde voi mi credete o state pensando che sia matta ciucca? Siamo ripartiti per la città meneghina dopo una settimana di amorevoli cure da parte della Virgy e del suo entourage di sherpa. Sul FrecciaRossa Angelo finalmente ha pronunciato le sue prime parole dopo tutto quello che era successo: “Ma allora mi mentivi sul fatto che eri vergine!”. Io ho abbassato lo sguardo e ho risposto “Sì!”. Siamo scoppiati in un dirompente pianto liberatorio che si è protratto fino alla fascistissima Stazione Centrale.


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