12 giugno

Diario, il ritorno a Milano si è dimostrato psicologicamente problematico. Sopravvissuti all'apocalisse ma rimasti sulla terra, questa è stata la sensazione per me ed Angelo. L'esperienza shoccante romana ci ha trascinato in un pozzo in cui nessuna luna è presente, neanche il riflesso. Ed è così che, in queste serate estive, i nostri occhi bastonati non riescono che guardare per terra, nella melma stagnante che abbiamo sotto i piedi tremolanti. Terribili tarme ci hanno invaso lo spirito e ci rosicchiano l'anima mentre il nostro corpo non è in grado, come si suol dire, di produrre endogenamente della naftalina per debellarle. Non sto parlando di naftalina in senso letterale, ma di anticorpi e radicali liberi. Angelo ha smesso di mangiare, di bere, di dormire, di leggere i suoi passi preferiti del Deuteronomio, Angelo è così depresso che non mi parla più di una delle sue grandi passioni: il matrimonio per levirato. Diario, non so più che dirti, mi stendo sul letto e lascio che tutto scorra. Non ho la forza per stare dietro al moto perpetuo del mondo, ne di scriverti, ne di evangelizzare fuori dalle discoteche. Sono io che ho bisogno di essere salvata, una membrana di eternit mi avvolge e rende i miei pensieri tumorali e negativi. La mamma mi abbraccia forte forte, ma il mio corpo sciancato è debole come un agnellino di cartapesta.

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