Domenica. Mi sono alzata all'alba arrivando alla funzione con mezz'ora di anticipo. Pregavo, ma con la coda dell'occhio osservavo l'andirivieni all'ingresso, sperando di scorgere Angelo. Quando è penetrato nella hall della Chiesa (per pregare il mio gruppo affitta un teatro), o mio Dio, Diario, che parole uso... quando ha varcato la soglia ho sentito un sussulto; non sono nemmeno riuscita a terminare l'Avemaria. Si è seduto nella poltroncina accanto alla mia, così bello e spirituale che mi veniva voglia di idolatrarlo come un vitello d'oro (pensiero peccaminoso). Ad un certo punto della funzione mi ha accarezzato la mano, poi mi ha guardato sussurrandomi: “Non mi stancherei mai di vederti pregare”. Io stavo fibrillando, caro Diario, così continuavo a pregare indomita, recitando Avemarie a pioggia, col fine di evitare che, per l'ennesima volta, la mente approdasse ad impurità concettuali. Poi ha chiesto se poteva telefonarmi. Io naturalmente ho annuito e sentivo che in me esplodevano diverse bombe atomiche. Uscita dalla preghiera, in strada, ho percepito il cell. vibrare, ero praticamente sicura che fosse un suo squillo, ma ho aspettato fino alle cinque di sera prima di guardare. Sullo schermo lampeggiava magicamente il suo nome e l'estasi mi ha colto facendomi quasi ruzzolare per terra. Spero che tutto ciò non sia peccato.